sabato 25 agosto 2018

LE DIFFICOLTÀ DI UNA SCELTA DEFINITIVA

Con la scelta del tema del prossimo sinodo, incentrato sui giovani e sulla loro scelta di una vocazione di vita, Papa Francesco, ancora una volta dopo le assemblee sulla famiglia, dimostra di saper cogliere le necessità del mondo in cui vive e di andare incontro con proposte innovative alle difficoltà delle società. Mai come oggi, infatti, le nuove generazioni sono in difficoltà nello scegliere la propria vita, anche in contesti di benessere economico e di libertà; anzi, sembra che proprio queste due condizioni siano fonte di disorientamento più che di fiducia nel futuro e di volontà di lasciare un segno nel proprio tempo.

E giustamente il documento preparatorio del sinodo individua il nucleo di questa difficoltà proprio nell’incapacità di decidere, affermando che «non si può rimanere all’infinito nell’indeterminazione».

Chi sta accanto ai giovani ha quindi soprattutto il compito di aiutarli a rischiare e a compiere scelte coraggiose per cercare di mantenere fede al progetto di vita sognato e iniziato. Alle radici di questa debolezza nella scelta di una vocazione vi è senza dubbio il collasso del sistema scolastico, ormai evidente in tutti i paesi occidentali e che non sa più preparare i giovani a sforzi prolungati in vista di obiettivi di lungo periodo. La possibilità di avere tutto subito, infatti, è dilagata in ogni ambito della vita, accentuando un atteggiamento che ha molti aspetti in comune con il consumismo.

Un altro aspetto decisamente positivo, e del tutto nuovo in un documento di tale natura, è l’attenzione costante alla differenza fra donne e uomini nel vivere gli stessi fenomeni.

sabato 11 agosto 2018

FESTA SANTA CHIARA



Va’ sicura, in pace, anima mia benedetta,
perché hai buona scorta nel tuo viaggio!
Infatti Colui che ti ha creata, ti ha resa santa e,
sempre guardandoti come una madre 
il suo figlio piccolino, ti ha amata con tenero amore.
E tu, Signore, sii benedetto perché mi hai creata
(S. Chiara)



L’11 agosto 1253 Chiara muore nel monastero di San Damiano, fuori dalle mura di Assisi, dove visse per 42 anni.

Il monastero delle “Sorelle povere”, già negli ultimi anni dell’agonia di Chiara, era meta di un vero e proprio pellegrinaggio popolare. Il giorno successivo alla morte, al momento dei funerali, il papa stesso, che era presente ad Assisi quei giorni con la sua corte, propose di celebrare l’ufficio delle Vergini e non piuttosto quello dei morti, mostrando in questo modo di considerare Chiara già santa.

Solo nel mese di ottobre il papa promosse la canonizzazione di Chiara affrettando l’avvio del processo di canonizzazione, considerando anche, oltre alla devozione popolare, i numerosi miracoli avvenuti in vita e dopo la sua morte. La santità di questa donna non può prescindere dalla sua grande umanità. Era cresciuta in ambiente familiare, ben inserita nel contesto sociale ed economico di Assisi del 1200: apprese la cultura cortese-cavalleresca dell’epoca e, con la madre e le sorelle, respirò quell’ansia e quell’attenzione alle relazioni umane che caratterizzò tutto la sua vita. Con la madre si recava a portare il pane ai lebbrosi, pregava per loro e per gli abitanti di Assisi. Tutte note caratteristiche che porterà con sé e testimonierà anche nel suo monastero. Perché Chiara è la prima donna nella storia della Chiesa ad aver scritto una Regola per le donne.

mercoledì 1 agosto 2018

L'ALTRA CHIESA DEI PRETI SCALZI

“È scalzo il nostro prete”, il prete che papa Francesco ha additato ai vescovi italiani come esempio cui guardare. Non è la prima volta che i vescovi italiani si ritrovano per discutere del rinnovamento e della formazione dei preti, tra i quali ci sono anche loro, che proprio di mezzo al clero sono scelti per un servizio di presidenza nelle chiese locali. Di fronte a loro papa Francesco non si è soffermato sulle urgenze di una formazione permanente teologica e spirituale, non ha tratteggiato un'ipotetica figura di vescovo ideale ma è andato con parresia a tratteggiare il prete come pastore in mezzo al gregge, intriso – come ama dire lui – dell'odore delle pecore, un pastore che condivide pienamente la vita, le fatiche, i pericoli, le gioie del suo gregge.

Allora l'essere scalzo di questo prete richiama uno stile, un modo di essere e di agire, un'esistenza che «diventa eloquente, perché diversa, alternativa»: “scalzo” evoca il modo evangelico di porsi in cammino dei discepoli inviati da Gesù a predicare, senza denaro nella bisaccia né due tuniche; “scalzo” implica la rinuncia a tutto il superfluo e il “mantenere soltanto ciò che serve per l’esperienza di fede e di carità del popolo di Dio”.
Questo blog non costituisce una testata giornalistica. Non ha carattere periodico ed è aggiornato secondo la disponibilità e la reperibilità dei materiali. Pertanto non può essere considerato in alcun modo un prodotto editoriale ai sensi della Legge n.62 del 2001.