venerdì 1 settembre 2017

PER EDUCARE ALLA SOBRIETÀ

Abbiamo paura della sobrietà? Ci spaventa l’idea di essere meno ricchi? 

Le famiglie contadine da cui proveniamo hanno conosciuto condizioni di vita povere e precarie e forse ci hanno trasmesso un po’ di paura, ma l’educazione alla sobrietà era parte integrante e condizione di vita di allora, ed era un valore condiviso dalla maggior parte della società. Quasi nessuno poteva permettersi lo spreco che oggi vediamo intorno a noi, il progresso ha permesso a questa parte del mondo buone condizioni di vita, ma anche uno spreco sfrenato, ed è difficile affrontare la vita con uno spirito diverso dal comune pensare, ridare agli oggetti il loro giusto valore e soprattutto porre in primo piano le persone. 

Il consumo è spesso una compensazione alla nostra insicurezza, alla solitudine, alla insoddisfazione affettiva, umana, sociale e spirituale. Ci ritroviamo quindi con frigoriferi ed armadi che scoppiano, belle auto, case che traboccano di oggetti da spolverare, la televisione sempre accesa, ma abbiamo svuotato il cuore, non abbiamo più spazio per le persone e per Dio. 

Nelle nostre solitudini è difficile accettare che lo spreco sia una mancanza di rispetto verso i doni di Dio e dei fratelli che stanno peggio di noi, forse solo attraverso il supporto delle comunità parrocchiali si potrà cambiare stile di vita senza sentirsi diversi ed esclusi dal ‘gruppo’. Far innamorare i nostri figli di qualcosa di più grande dei beni materiali è il compito di noi genitori, se riusciremo a far comprendere loro il senso della vita, della gratuità, del dono, dell’incontro con l’altro, dell’amicizia vera e profonda – in una parola del senso del sacro – forse loro riusciranno a costruire un mondo migliore. 

Possiamo iniziare con piccole cose, ad esempio con le quattro R per un consumo maggiormente critico: 

RIDURRE: ossia badare all’essenziale, comprare esclusivamente i beni che ci servono, ad es. preparare una torta insieme ai ragazzi invece di acquistare le merendine convinti della verità del detto: ‘Nella borsa della spesa tu spendi la tua fede’;

RECUPERARE: riutilizzare gli oggetti, educare alla raccolta differenziata, riciclare, non pretenderlo solo dai bambini, ma crederci senza addurre false scuse, quando tocca a noi adulti riparare tutto ciò che può essere rigenerato, ad es. un piccolo buchetto nel maglione.

RIPARARE: non buttare gli oggetti al primo danno, ma imparare l’arte dell’attaccatutto, del rammendo, spiegare ai ragazzi “il valore” degli oggetti, delle foto, degli attrezzi: un valore che va al di là del denaro, sta nella loro storia, nei loro ricordi, nei loro affetti; 

RISPETTARE: solo sviluppando un profondo rispetto per il valore altrui impareremo a trattare bene le cose che si rendono bella e possibile la nostra vita. In un due parole impegnarsi per il ‘bene comune’. 

Le prediche di noi genitori non servono a niente, è l’esempio che conta, sono la pazienza e la tenerezza con cui spieghiamo loro le motivazioni delle nostre scelte, ricordandoci anche delle parole di papa Francesco: ‘impariamo a vivere nella sobrietà che non vuol dire vivere nel segno della rinuncia, ma mettere al primo posto le persone, i nostri fratelli’. 

Articolo di Maria Cecilia Gessi scritto su acferraracomacchio.it 
Questo blog non costituisce una testata giornalistica. Non ha carattere periodico ed è aggiornato secondo la disponibilità e la reperibilità dei materiali. Pertanto non può essere considerato in alcun modo un prodotto editoriale ai sensi della Legge n.62 del 2001.