Remo Di Pinto
Nel Giubileo della Misericordia, che abbiamo scelto come tempo di missione Per...Dono, mi avvicino alla Porziuncola, peregrinando tra le alterne vicende della mia vita, cercando di spogliarmi, passo dopo passo, di tutto ciò che mi impedisce di giungere, povero, all'appuntamento del 2 agosto.
Mi piace guardare a questa Festa del Perdono come alla partenza di un percorso che, per noi, avrà il suo culmine a Pentecoste, con la celebrazione del Capitolo elettivo nazionale dell'OFS d'Italia, a cui guardo con speranza, con la consapevolezza che la conversione dell'Ordine corrisponde a quella personale di tutti i suoi membri. Penso innanzitutto ai responsabili nazionali e regionali, chiamati per primi a porre Gesù Cristo al centro della propria esistenza, assumendo la povertà tanto cara a Francesco e Chiara, per esprimere quello stile Porziuncola, che è l'essenziale cui tendere, per realizzare la nostra vocazione e la missione che ci ha affidato la Chiesa.
Così, nella felice ricorrenza dell'ottavo centenario del Perdono di Assisi, io per primo sento la necessità e insieme il desiderio di chiedere pubblicamente perdono per tutte le volte in cui non ho saputo essere buon testimone nell'esercizio della responsabilità che mi è stata affidata dalla Chiesa, anteponendo me stesso alla ricerca del vero bene comune. Per tutte le volte in cui non sono stato strumento di comunione, quando non ho saputo vivere relazioni nella libertà, non ho saputo accogliere né perdonare e ho preteso che gli altri divenissero cristiani migliori, facendo ostinato affidamento alle mie parole e ai miei sentimenti egoistici, senza affidarmi alla Parola e al discernimento comunitario.
Con lo stesso spirito, mi permetto di chiedere perdono per l'OFS d'Italia, per tutte le nostre omissioni, per l'infedeltà al carisma e il mancato contributo alla missione della Chiesa e alle attese del mondo. Per tutte le volte in cui non abbiamo saputo essere espressione di fraternità evangelica, in cui abbiamo anteposto alle opere di carità la difesa della struttura, quando abbiamo scandalizzato con conflitti e attaccamento ai beni materiali e ai ruoli di governo, confondendo l'immagine del servo con quella del padrone e rifiutando la povertà evangelica. Per le volte in cui abbiamo preteso dai giovani e dai più piccoli senza farci noi stessi piccoli e servi in mezzo a loro. Quando non abbiamo saputo accogliere e ci siamo chiusi all'annuncio del Vangelo e alla novità dello Spirito.
Ci insegni Francesco a maturare una coscienza grata e commossa per il dono di grazia immeritatamente ricevuto con la vocazione, della cui grandezza e bellezza ci accorgeremo in Paradiso, e ci aiuti a comprendere il valore della responsabilità personale e comunitaria che deriva da questa chiamata.
Ci aiuti Maria a tornare decisamente alla Porziuncola, e a farlo ogni giorno, per recuperare l'essenziale; ci insegni a gustare la bellezza straordinaria del sacramento della confessione, nella speranza che sia per ognuno di noi “penitenti” una preziosa consuetudine e il “luogo” dell'intimità da ricercare costantemente e custodire gelosamente, per fare esperienza concreta del perdono e della misericordia del Padre.
Oltre la memoria quindi, la Festa del Perdono, con tutto ciò che custodisce, sia la nostra forma di vita, così da poter unire le nostre voci alla preghiera di Francesco e al suo appassionato augurio all'umanità: «Voglio portarvi tutti in Paradiso!».
Fraternamente, in Cristo
Il Ministro nazionale OFS d'Italia
Remo Di Pinto