L’espressione “stile di vita” è frequentemente utilizzata per riferirsi a ciò che caratterizza permanentemente ed in profondità il modo di vivere di una persona. Non si improvvisa, non è fatto di episodi. E’ lo specchio visibile di un’etica personale, di una visione dell’uomo. E’ la saldatura di tre elementi: una spiritualità, una opzione fondamentale, una prassi quotidiana.
Oggi la Chiesa appare molto sensibile agli stili di vita e propone queste pratiche umanizzanti: la Banca etica; il commercio equo e solidale, i bilanci di giustizia, l’economia di comunione; l’uso di fonti energetiche rinnovabili; la domenica come giornata di riposo. Ma più che per il significato economico, la sobrietà è importante per il suo significato antropologico. In effetti nella sobrietà si manifesta tutta la “premura per l’altro” partendo da un “io” consapevolmente sobrio, un “io” che in questo modo si impegna a “condividere” e a rispettare il “limite” rifiutando l’ebbrezza dei consumi, dell’accumulo e del possesso.
I nuovi stili di vita stanno diventando sempre più gli strumenti che la gente comune ha nelle proprie mani per poter cambiare la vita quotidiana e anche per poter influire sui cambiamenti strutturali che devono accadere mediante le scelte dei responsabili della realtà politica e socio-economica. I nuovi stili di vita vogliono far emergere il potenziale che ha la gente comune di poter cambiare la vita feriale mediante azioni e scelte quotidiane che rendono possibili i cambiamenti, partendo da un livello personale per passare necessariamente a quello comunitario fino a raggiungere i vertici del sistema socio-economico e politico verso mutazioni strutturali globali.
“Sobrio” è il contrario di “Ebrius”. Ebrius vuol dire ebbro, inzuppato, inebriato, esaltato, ubriaco, avvinazzato, agitato, su di giri, fuori le righe, s-regolato, fuori controllo, s-misurato. La nostra è una società ebbra di consumi, di piaceri, di cose materiali, è una società dell’abbondanza, dell’apparenza, del narcisismo edonista ed opulente.
Sobrio, invece, è chi vive in modo innocente (che non nuoce), cioè equilibrato, misurato, entro i limiti. L’uomo sobrio è libero dalla dipendenza dei beni materiali, perché non si ha mai la sensazione pressante che il proprio valore dipenda da essi e che non si deve spendere sempre di più perché ci sono persone che hanno di più. Lo stile di vita improntato alla sobrietà restituisce all’uomo “quell’atteggiamento disinteressato, gratuito, estetico che nasce dallo stupore per l’essere e per la bellezza, il quale fa leggere nelle cose visibili il messaggio del Dio invisibile che le ha create” (Centesimus Annus, 37)
Tratto dal messaggio alle famiglie, Pasqua 2010, Diocesi di Perugia
Nessun commento:
Posta un commento