Mi chiamo Francesca e ho 25 anni.
La mia storia? Posso dire con sicurezza che il Signore mi ha tenuto (e mi tiene) per mano, come tiene per mano ognuno di noi. Ho avuto un’educazione principalmente in una scuola cattolica. Ho seguito i loro gruppi di formazione fin circa i 19 anni. Con l’inizio dell’università li ho lasciati perché incominciavano ad essere pesanti. Pesanti per le continue provocazioni che facevano sulla vocazione. Certo, ognuno ha la sua, ma mi sembrava che tutto mi volesse portare a convincermi di diventare suora. Ma scherziamo?!
Ho avuto fin da ragazzina una vita molto impegnata in parrocchia, tra i gruppi estivi e il servizio di organista alle celebrazioni. Dio mi stava a cuore, avevo imparato a volergli bene perché sentivo la sua presenza. Ma io stavo qua e Lui là. O meglio, ero io a lasciarlo lì. Quindi durante gli anni di università c’è stato un continuo susseguirsi di alti e bassi soprattutto nella preghiera, ma anche nell’impegno e nel rispetto degli altri. Intanto ero comunque contenta: tanti amici, bella famiglia, molte soddisfazioni. E volevo assolutamente avere un ragazzo. Sì, proprio avere. Ho quindi iniziato a frequentare più giovani, con un fallimento dietro l’altro.
Nel momento più lontano da Dio, nel momento più basso e vergognoso, si è fatto presente in modo così inaspettato e stravolgente da farmi piangere per ore. Attraverso un carissimo amico (quanto sono importanti gli angeli!) mi ha invaso un’Amore così grande, immenso e immeritato tale da farmi chiedere: “Perché a me? Non me lo merito, non me lo merito!”. Il Perdono. Il Padre misericordioso mi ha toccato nel profondo, nella parte più intima. Avevo scoperto l’Amore.
Ora toccava a me: rispondere. Dopo questo incontro straordinario (che è in tutto per tutto una conversione donata solo dalla sua grazia) ho iniziato un lungo cammino di discernimento per poter capire come rispondere. Ho davvero preso in considerazione tutte le possibilità che nel tempo mi si sono aperte. Prima di tutto la vita di coppia, poi la vita consacrata. Ho conosciuto anche l’esperienza viva di laiche consacrate. Ma… in cuor mio avevo deciso di donarmi totalmente al Signore: qual’era la mia totalità? Ogni esperienza rimaneva come incompleta.
Ho iniziato perciò a partecipare al Gruppo Porziuncola (un gruppo francescano di orientamento e discernimento alla vocazione nella Chiesa). Ad un incontro siamo andati dalle Clarisse di Camposampiero, vicino Padova. Beh, penso l’abbiate capito. Ora sono postulante da 5 mesi in questo monastero. Ma quanto tempo per decidere realmente di ascoltare! Sé stessi e il Signore. Dopo quell’incontro ha continuato a “rodere” questo tarlo…(…) il richiamo era forte…
Sono passati più di 3 anni dalla mia “folgorazione” sulla via di Damasco. Mi ricordo che nel momento più critico in cui veramente non stavo capendo più niente per aver aperto così tante strade, la mia guida spirituale (quanto è fondamentale averla!) mi ha detto: “Con queste porte aperte, attendi ora da dove entra lo Spirito”.
Il primo giorno che sono entrata qui in monastero, le suore mi hanno fatto un certo timore, così vestite di nero da capo a piedi… ma alla sera già ero certa: sì, entrerò qui! E perché la clausura, quindi? Mi ricordo anche che avevo posto in primis la parola carità. Come viverla qui? Come aiutare il fratello? Poco a poco sto scoprendo la grazia e la bellezza di questa vocazione. L’essere in continua tensione verso l’Alto (o almeno la si cerca nel quotidiano e nella scansione regolare dei tempi) porta nella preghiera personale e comunitaria ad abbracciare chiunque.
Anche tutto il mondo. Certo, sento grande la responsabilità.. ogni giorno suonano alla porta per chiedere aiuto, materiale ma soprattutto spirituale, con il bisogno di preghiere. E quanto grande è la verità di Gesù! Basta avere la fede grande come un granellino di senapa per spostare le montagne! Quanto increduli siamo? E il cammino è appena iniziato.. in questi 5 mesi ci sono state difficoltà e conquiste, alti e bassi (costruttivi) che continueranno per tutta la vita. Non smetterò mai di ringraziare il Padre. E per farlo, gli dono la mia vita, insieme alle mie sorelle, ogni giorno.
Francesca, sorella clarissa
Tratto da fratitreviso.it